In preajma sarbatorilor de iarna nutrim sa avem parte de experiențe
cat mai felurite si cat mai intense, de multe ori fără să tinem seama de
misterul și tăcerea conținute în această perioada. Pentru Mircea Eliade sarbatoarea reprezinta acel
moment de ruptura din cotidian, din profan, retrăind ciclic, ritualul momentelor
sacre. Sarbatoarea are puterea de a ne conecta la un trecut mistic,
semnificativ, al sacrului.
sportello di mediazione linguistico culturale
impreuna cu colegii
Natale/ Craciun “la rinascita del sole che dà luce e calore”
“la fede cristiana nella vita eterna e la speranza della rinascita”
Ci auguriamo sempre un vissuto intenso delle festività
natalizie, spesso senza curarci del mistero e del silenzio racchiuso in questa
data. Mircea Eliade- il famoso storico delle religioni e filosofo romeno-
affermava che la festa è un momento di rottura nel quotidiano, nel profano,
attraverso il rivivere ciclico, rituale dei momenti sacri. La festa ci
ricollega ad un passato mistico, significativo, al sacro. “Crãciun”, termine
del fondo tracio, significava il tronco d'albero che veniva bruciato la sera e
durante la notte del solstizio d'inverno per dar forza al sole intorpidito nel
suo nuovo percorso verso la rinascita.
Le usanze romene:
- il 6 Dicembre,
in Romania, si festeggia Mos Nicolae
(San Nicola); è conosciuto per la
sua carità, bontà, saggezza e per la lotta contro le false testimonianze fatte
contro la fede cristiana di Arie. Per ricordare la bontà di questo santo, i
rumeni mettono nelle scarpe dei bambini regalini da parte di … Mos Nicolae.
Inoltre Mos Nicolae è considerato il protettore dei poveri e colui che porta
fortuna alle ragazze povere quando si sposano;
- Sant'Ignazio (20
dicembre) “Ignat” (“ignis”-fuoco) è
la divinità solare che ha preso il nome e la data dal giorno in cui si
festeggia il sant’Ignatie Teofanul (20
dicembre) è un'occasione di
allegria, di lavoro condiviso con i parenti e gli amici, quasi un'antico rito;
Un’usanza molto conosciuta è “taierea porcului” (“sacrificare il maiale”) il
capofamiglia prepara “pomana porcului” (un pranzo a base di carne fresca di
maiale); gli invitati sono le persone che hanno aiutato a sacrificare il maiale;
secondo i nostri antenati, i
Daci, il maiale era sacrificato perché
era visto come un simbolo di divinità delle tenebre, che aveva la forza di
indebolire la luce del sole nella più corta giornata dell’anno, il solstizio
d’inverno. Per venire in aiuto del Sole la gente ammazzava il maiale e la carne
di quest’animale era un cibo che aveva la forza di salvare il sole. Dopo questo
giorno cominciava a crescere la luce e il giorno di solstizio diventava una festa della luce e della vita;
- il giorno prima del giorno della Vigilia, dopo mezzanotte,
tra il 23 e 24 Dicembre, si fa un “pranzo” di commemorazione, per le
anime dei defunti e tutti i cibi sono preparati senza carne, latte, uova
(piatto tipico “turte”/ le vesti di Gesù). A questo pranzo partecipa
anche il prete e la sua presenza dà un senso di cerimonia; lui benedice il
pranzo e assaggia ogni cibo;
- un'altra usanza specifica per le Feste dell’ inverno è
quella di ricevere la visita del prete nei giorni
della Vigilia di Natale e nella Vigilia della Befana/Epifania (nel
calendario ortodosso si festeggia il Battessimo di Cristo / Epifania nel giorno
di 6 gennaio). Questa cosa dà la possibilità di comunicare in modo diretto il
messaggio delle Feste tra i fedeli e il clero;
- la canzone natalizia “Buongiorno della vigilia di Babbo Natale”
(23-24 dicembre); i bambini con una grande borsa messa intorno al collo
e con un immenso cappello sulle orecchie vanno di casa in casa per cantare;
- la Natività del Bambio Gesù e
annunciata tramite “colinde”, canti natalizi: La stella sorge sul cielo/ rituale L'andare
con la stella, Tre pastori si incontrano … (25-6 gennaio); le “colinde”
sono testi epici rituali interpretati da vari gruppi; loro sono ricompensati da
chi li riceve con della frutta, dei dolci tradizionali, vino o grappa e a
volte, con dei soldi. Dal 2013“Colindul”
fa parte del Patrimonio immateriale dell'umanità dell'UNESCO; la
tradizione dice che Dio ha permesso di fare sentire questi canti (colinde) per
dare possibilità alle persone di liberarsi dei propri peccati. Cosi’, ogni anno
a Natale, il Santo nome di Dio può arrivare alle orecchie e al cuore delle
persone, ricordandogli di rinunciare alle cattive tentazioni . Sempre la
tradizione dice che nel momento in cui le “colinde” non si sentiranno più sulla
Terra, i demoni conquisteranno il mondo e l’uomo non potra fare più niente. Una parola predominante nei canti natalizi è Ler che ha il significato di Signore o
il figlio dell’ Iperborea Aplo (dio Apollo) ; questo crea un laitmotiv
importante di nostri canti pre-cristiani convertito poi con l’arrivo della
cristianizzazione in Figlio di Dio . Colinda,
il canto ritualico augurale di Natale, è il pezzo musicale più particolare in
cui laico e religioso, la realtà e la fantesia si mescolano in una belezza
eterna, anno dopo anno (il ciclo de la
vita). I “colindatorii” sono
vestiti in alcune regioni di costumi tradizionali, portano maschere per
sostituire la capra e l’orso e talvolta improvvisano al momento i propri canti
adattandoli alla famiglia visitata.
- in Romania, per
Natale non manca l’albero in nessuna casa. Questo, di solito è un pino o un
abete (simbolo dell’albero della vita) addobbato
con palline colorate, lucine, caramelle e cioccolatini avvolti in carte
luccicanti, mele e qualche arancia. Sotto questo albero addobbato, Mos Craciun
(Babbo Natale) lascia i regali per i bambini.
- “il
gioco dell'aratro” (“Plugusorul”)
nella viglia di Capodanno; è una canzone ricca di auguri di buoni raccolti ;
- “ballo dell’orso”
; attraverso del suono dei tamburi, questa danza pagana si svolge nel giorno
della vigilia di ogni anno nuovo affinché gli spiriti maligni vengano scacciati
e si possa così abbracciare il nuovo anno purificato dal malocchio;
- “Semanatul”/ La semina – una tradizione rumena, usata nel primo
giorno dell’anno nuovo; si va di casa in casa, portando
ai presenti granelli di grano, per augurare un anno più ricco;
- “il giocco del
capra” interpretato nel giorno di Capodanno, era un ceremoniale grave,
di culto, trasformato nel rito della
prosperità; “andare con la capra addobbata” significa augurare a tutti presenti
un anno più ricco
- “Sorcova”la canzone interpretata nel
giorno di Capodanno, ricorda molto bene un magico incantesimo il cui effetto
viene rafforzato dal movimento del ramo o della “sorcova”, “bacchetta magica”,
portattrice di gioventù, vigore, forza, prosperità, ricchezza, salute per il
nuovo anno;
Le usanze reiterano
un tempo storico e spirituale dei romeni, collegando il presente di festa ad
una dimensione sacra, alla Luce.
Sorcova vesela/ Sorcova
allegra
Sa traiti sa-mbatranit
/Vivete e invecchiate
Ca un mar, ca un par,
ca un fir de trandafir / Come un albero di mele, come un albero di pere, come
un ramo di rose
Tare ca piatra, iute ca
sageata / Forti come la pietra, rapidi come la freccia
Tare ca fierul, iute ca
otelul / Forti come il ferro, sfrenati come l’acciaio
La anul si la multi
ani. / Auguri e tanti altri auguri!
“Sarbatori curate!”
Un Craciun sub puterea caldurii si luminii Celui ce ne are
mereu in paza Sa !
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