Cu ocazia festivitatii
interculturale de anul acesta, am propus ca
si reprezentant al comunitatii
romanesti , urmatoarele:
- poezia lui Benone
Burtescu tradusa in limba italiana “Per essere re”;
- simbolistica HOREI la
romani;
- semnificatul
cuvantului “DOR”;
- nasterea si expresia
sentimentului national ; HORA UNIRII
- expozitie cu
privire la tematica “VIATA/ MOARTE” in cultura romaneasca, sarbatoarea
Martisorului, ritualuri de inmormantare…
Stiu, articolele sunt
scrise in limba italiana…desi cunosc faptul ca buna parte din cititorii acestui
blog sunt romani, am tinut sa le las asa, cum au fost ele prezentate in cadrul
festivitatii, ca o mica provocare…
Per essere Re
di
Benone Burtescu
Come re degli animali
Basta essere più forte di loro. E questo è tutto.
Come re degli uccelli è un po 'più difficile. Ma bello.
Si deve sempre volare più in alto di loro e mai al di sotto.
Come re degli fiori devi subire le spine
e soprattutto, devi trasmettere delle fragranze più come gigli.
Come re delle stelle, devi sederti sopra di loro - viaggiatore di Orione, e guardando te stesso verso il basso, esere più luminoso di qualsiasi altro. E senza fatica.
Come re sopra l'acqua e il vento, devi imparare a portare gloria agli angeli,
offrire loro sollievo
nella valle della denuncia a causa delle lacrime dei corvi.
Essere re sul popolo è più difficile di tutto il resto.
Bisogna vivere e morire per loro, insegnare loro cosa vuol dire amare,
perdonare ...
Ma la cosa più meravigliosa è di essere re su te stesso
al momento quando scegli il bene, sia della gioia di un altro o della tua sofferenza.
La saggezza e la bellezza di tutto questo si può riassumere così:
Il tuo coronamento lo fa Figlio di Dio quando si va dal male al bene.
In quel momento, l’Eternità ti concede la pace.
Se vuoi essere re, scegli il bene!
Affrettatevi!
Danza dell'Unione “ HORA UNIRII”
Venite, prendiamoci per mano
Tutti con il cuore Rumeno
Balliamo per la Fratellanza
Sulla nostra santa terra!
Abbiamo lo stesso nome
Una storia nel mondo.
Io sono il tuo fratello,
Tu sei…l’anima vibrante!
Questi sono alcuni versi tratti dal poema rumena Danza dell'Unità “ HORA UNIRII”
Tra il 1848 e il 1918 Italia e Romania compirono un cammino parallelo verso l’unificazione nazionale. I protagonisti del Risorgimento italiano come Mazzini, Cavour, Garibaldi, Cattaneo ebbero non solo indirettamente ma spesso direttamente sull’affermazione del sentimento unitario romeno e, al contempo, della partecipazione attiva di grandi intellettuali, come Vasile Alecsandri, Mihail Kogalniceanu, Nicolae Balcescu. Nell'anno 1856 Vasile Alecsandri pubblicò sul giornale Steaua Dunarii, il poema "Hora Unirii", nel quale auspicò la ricompattazione delle province romene.
L'unione delle regioni della Romania venne
ufficialmente dichiarata il 5 febbraio 1862, sotto il principe Alessandro
Giovanni Cuza, il promotore della moderna Romania indipendente, dando alla
regione il nome di Romania, con Bucarest quale nuova capitale. Iasi e stata la città dove i Rumeni si riunirono
nel 1859 per celebrare l'unificazione
delle due terre Rumene: Moldova e Ţara Românească. Essi formarono una
larga "hora" e cantavano "riuniamoci mano nella mano/ quelli con un cuore
Rumeno". Il ritmo della canzone e lento, ma energico nello stesso tempo, e
ha il potere di riunire tutti rappresentanti. La festa nazionale in Romania, il
Giorno della Grande Unione (detto anche giorno dell'unificazione) cade il 1
dicembre ogni anno per ricordare l’ unione di Bassarabia, la Bucovina e la
Transilvania al Regno di Romania nel 1918 sotto il re Ferdinando di Romania.
Ancora una volta, nella stessa piazza di
Iasi, il popolo della Romania ballò il simbolico Hora Unirii -La danza dell’Unione- con i loro fratelli.
Hora "Immagine primitiva del sole e della ciclicità
del tempo - espressa attraverso la musica, la ritmicità del movimento e la respirazione.
Hora è il gioco più complesso
e più diffuso (ballo) popolare rumeno con un carattere cerimoniale e un numero
impressionante di varianti. Accompagna tutti i riti di passaggio (nascita, la cerimonia nuziale, morte ) e
tutte le celebrazioni popolari. La sua origine e tracica (i traci sono stati i
nostri antenati) Da questa danza popolare ci sono evoluti le varianti nazionali
per i popoli del sud-est Europa. Una volta aveva un carattere/ magico e
substrato mitologico.
A queste funzioni di
celebrazione del culto solare e di favorire le forze feconde della terra,
aggiungiamo: la funzione del cerchio magico, sigillare una comunità e
un'alleanza collettiva, il ritorno perenne alla madre terra ecc. I battiti dei
piedi nel terreno sono un magico gesto di fecondazione, rafforzato da
sollevamento dei bracci – simbolo della crescita delle piante e le grida
avevano una volta un ruolo dell’incantesimo magico. Di tutte le danze del
folclore rumeno la Hora e’ forse una delle piu’ sentitee appassionate. Eseguita
in cerchio da sole donne, da soli uomini o da entrambi, e’ la sola danza rumena
in grado di raccontare la storia del suo popolo, la sacralita’ del legame tra
umano e divino. Hora per i rumeni, Kolo per i popoli dell’ex Yugoslavia, Horo
per i bulgari e Choro per i greci. Pare che proprio Kolo, indichi la Ruota
nella lingua slava antica, simbolo usato spesso per indicare il dio Sole.
Termine che pare tragga a sua volta origine tracica. Gli stessi traci usavano
la parola kolo per indicare la ruota in un contesto rituale ben definito, legato
al mito del Sole, alla sua adorazione.
La Hora sembrerebbe il legame
tra il culto della Dea madre esistente e quello del Sole (Mitra) subentrato in
seguito. In Romania la Hora e molto evocativa, una danza che accompagna
l’individuo dal momento nel quale entra nel cerchio/ societa’ fino al momento
in cui lascia il cerchio / la vita.
La hora come momento
iniziatico delle singole coppie che uniscono la loro vita in matrimonio è la
danza meglio conosciuta con il nome di Perinita (piccolo cuscino). È la hora
che ammette l’ingresso di coloro che portano a termine un periodo di lutto, la
hora come danza in onore degli antichi dei venerati in nuove forme.
La hora, questo prodotto
culturale della Romania, rappresenta in un certo senso l’istinto sociale. Gli
individui si muovono all’ interno della societa’ in una sorta d’onda di
attrazione e avversione verso un dato elemento, cosi’ accade anche nel cerchio
della hora che si stringe, contrae e si decontrae mai staccandosi.
Noica, il
dor e la saggezza del possibile
La parola romena “Dor” non ha
un corrispondente esatto nella lingua italiana; il suo significato può essere
nello stesso tempo: mancanza, nostalgia, sofferenza, gioia.
Ecco
quello che ha detto Giovanni Rotiroti, ricercatore di Lingua e Letteratura Romena
all'Università di Napoli, al Convegno di Roma: Lo Filosofo rumeno Constantin
Noica e la filosofia come salvezza, 3-2 giugno 2009.
Giovanni Raimondo Rotiroti
si occupa dei rapporti tra psicanalisi e letteratura, con particolare
attenzione alla teoria e alla pratica della traduzione.
«i Romeni hanno un sentimento
dell’essere che non si trova in altre comunità spirituali». E questa modalità
specifica di «sentire l’essere» si manifesta soprattutto a livello della
lingua. La lingua è il luogo dove emerge il sentimento della comunità - «che
altro non è che il pensiero diffuso di una nazione». Il dor designa dunque,
nella lingua romena, il nucleo più arcaico del desiderio. Il dor è attestato
nella lingua popolare di tradizione orale, e si è imposto definitivamente nelle
lettere romene grazie all’affermarsi del testo esemplare della Mioriţa e della
poesia di Eminescu. Il dor sta ad indicare una strutturale mancanza che apre
nell’essere una mancanza ancor più radicale. La parola dor, scrive il filosofo,
è «una composizione incomposta, un intero senza parti». «Non rappresenta una
composizione ma una fusione. In essa si è fuso il dolore, da cui ha origine il
termine, e il piacere nato dal dolore, anche se non si è ben compreso come».
«Se un abitante della Grecia antica fosse messo nella situazione di tradurre la
parola "dor", prenderebbe da una parte dolore e
dall’altra piacere e direbbe "piacere di dolore"». l dor è
dunque un dono che appartiene ai prodigi della lingua romena. Esso stabilisce
l’orizzonte e il senso stesso del domandare. La domanda scaturita dalla «zona
del dor» è, in fondo, il desiderio del pensiero che trasforma lo stato delle
cose in pura possibilità, riattivando quelle voci interiori che sono le voci
del passato che sussurrano il loro segreto nostalgico nella lingua, una
nostalgia che per natura è insaziabile e quindi pulsa ripetutamente nel tempo.
«Introdursi al dor» significa
per Noica restituire alla domanda la saggezza del possibile, non annientando,
non rifiutando, ma lasciando l’essere aperto al suo domandare.
Il dor in quando domanda sempre in atto sembra educare gli umani alla
questione del piacere e del dolore, ricorda loro il fatto di essere parlanti e
mortali, e restituisce, nell’ascolto di una voce desiderante, quell’indefinita
e vaga promessa di futuro, che è l’enigma di ogni traduzione.
Il dor è dunque per Noica un desiderio di assoluto, e a fi întru
«Întru sembra suggerire», scrive il filosofo, che «essere» significhi «essere
in o verso qualcosa» - vale a dire «essere in e non pienamente in qualcosa» - e
sta ad indicare il «riposarsi ma anche il desiderio dell’essere, il
racchiudersi ma anche il suo dischiudersi ». è il luogo in cui si celebra
il suo appassionante mistero nuziale che rende possibile - nel cuore
incandescente della lingua romena - proprio l’impossibile. Secondo Noica, le
parole della lingua romena, quelle «buone e pregnanti», sono nate «da nozze
prive di tentazione», cioè sono parole che esprimono lo spazio della creazione,
dell’opera, dell’evocazione.
Versuri
"Tudor Gheorghe
- Dorul calator"
Mi-a fugit dorul de-acasa, dorul
Cat a fost vremea frumoasa, dorul
Si-a fugit cam dezbracat
L-a prins vremea rea plecat
Si mi-e teama c-a-nghetat, dorul..
Dar s-a-ntors la saptamana, dorul
Cu trei flori de gheata-n mana, dorul
Jumatate nins cu nea, jumatate viorea
Parca leganat de-o stea, dorul...
Partea jumatate ninsa, dorul
S-a topit de steaua-ncinsa, dorul
Si din dorul calator a ramas doar dorul dor
Numai lacrima si zbor, dorul...
Mi-a fugit dorul de-acasa, dorul
Cat a fost vremea frumoasa, dorul
Si-a fugit cam dezbracat
L-a prins vremea rea plecat
Si mï-e teama c-a-nghetat, dorul..
Cat a fost vremea frumoasa, dorul
Si-a fugit cam dezbracat
L-a prins vremea rea plecat
Si mi-e teama c-a-nghetat, dorul..
Dar s-a-ntors la saptamana, dorul
Cu trei flori de gheata-n mana, dorul
Jumatate nins cu nea, jumatate viorea
Parca leganat de-o stea, dorul...
Partea jumatate ninsa, dorul
S-a topit de steaua-ncinsa, dorul
Si din dorul calator a ramas doar dorul dor
Numai lacrima si zbor, dorul...
Mi-a fugit dorul de-acasa, dorul
Cat a fost vremea frumoasa, dorul
Si-a fugit cam dezbracat
L-a prins vremea rea plecat
Si mï-e teama c-a-nghetat, dorul..
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